Non è reato soccorrere migranti nei viaggi della speranza e aiutarli materialmente una volta entrati sul territorio nazionale. C’è un « principe de fraternité» sancito dalla Corte costituzionale francese che ha annullato le condanne per « délit» di solidarietà inflitte a diversi cittadini che avevano aiutato clandestini ad attraversare il confine italiano, contravvenendo alla rigida disciplina sul controllo delle frontiere. Il principio di fraternità non è applicabile quando siano accertati intenti speculativi o attività di trafficanti, ma la sentenza – resa nota oggi, nella « Giornata internazionale del Mediterraneo – è uno schiaffo alla coscienza collettiva e a tentativi di alcuni governi e leader europei di confondere pur necessarie misure di controllo dei flussi con presunte illegalità di quanti – volontari, ONG, associazioni – si occupano a vari livelli di mitigare la sofferenza del mondo. Se respingimenti ed espulsioni possono essere una politica, soccorso e solidarietà non devono mai venire meno, qualunque sia la condizione giuridica dell’individuo in difficoltà. E’ in fondo un messaggio evangelico quello che arriva dalla Francia laica ed è un valore universale che viene ancora una volta riaffermato nella patria dei diritti dell’uomo. « Fraternité » è parola della Rivoluzione, scritta nella Costituzione, immanente sulle facciate di istituzioni ed edifici pubblici.
Ricordarlo oggi fa bene innanzi tutto alla Francia di Macron, che i suoi valori fondanti li ha un po’ smarriti nelle sue periferie, nelle ex colonie, nei territori d’oltremare, nelle misure sull’immigrazione, salvo dare lezioni a parole ai vicini italiani. E fa bene a tutti, poichè il « principe de fraternité », riaffermato sui passi alpini, non puó non valere nelle lande balcaniche, nei deserti e nel Mare Nostrum.