Sono stato molto criticato per alcuni editoriali e numerose battute, più o meno scherzose o sarcastiche, contro Salvini e soci di governo. Si sostiene che un giornalista, anche nel ruolo di opinionista, dovrebbe fare coincidere l’analisi critica con l’obiettività dei fatti e dei giudizi. Un richiamo sacrosanto se fossimo di fronte a un governo «normale», fatto di uomini che fanno cose giuste o sbagliate, utili o meno, comunque dentro un quadro di legittimità democratica, di rispetto delle istituzioni, delle leggi esistenti, delle opposizioni, delle alleanze internazionali, del presidente della Repubblica, dell’interesse nazionale.
Non si puó dire altrettanto del governo gialloverde, la cui legittimità democratica è data certamente solo dal risultato delle elezioni, benchè sia opinabile che l’alleanza Lega/M5S rispecchi la volontà popolare e le aspettative dei rispettivi elettori, cosi come ci sarebbe almeno da riflettere sulla « gestione » democratica dei processi decisionali, delle nomine, della selezione delle liste, del ruolo « eterodirigista » di Casaleggio e della piattaforma Rousseau.
Un’altra forma di legittimità democratica è data certamente da sondaggi, che pur con qualche margine di errore, danno al governo un ampio consenso, con una crescita esponenziale di consensi a Salvini e un leggero calo del M5S. I partiti sconfitti e in particolare il PD (che ha perso il maggior numero di elettori a favore dei grillini e in parte della Lega) non hanno ancora fatto la riflessione completa sulle cause della sconfitta se non la generica ammissione che siano mancate risposte serie ed efficaci sulle questioni della sicurezza, dell’immigrazione, del decadimento delle classi medie, dell’impoverimento delle classi popolari.
Ma il fatto che il governo piaccia alla maggioranza degli italiani non é una buona ragione per non interrogarci sul suo operato, sul disagio e la rabbia degli italiani che non li hanno votati, su scelte e comportamenti che a giudizio di molti non vanno nella direzione dell’interesse collettivo. Anzi.
Alcune questioni sul tasso di democrazia di questo governo andrebbero poste, con urgenza. In particolare riflettendo su :
– rispetto dei diritti umani in relazione al trattamento dei migranti e alla gestione degli sbarchi.
– occupazione degli spazi televisivi pubblici
– democrazia interna dei partiti di governo
– rispetto del ruolo del Parlamento
– rapporto con l’Europa e con Paesi tradizionalmente amici
– responsabilità nei confronti delle finanze pubbliche e quindi dell’interesse nazionale.
– uso dei social media con diffusione di notizie e dati non attendibili.
– uso improprio di divise di corpi delle Stato
Purtroppo, siamo ancora in pochi a porci almeno le domande. Assistiamo a un crescendo vertiginoso di piaggeria, il che mi fa pensare che molti abbiamo capito che questo governo durerà, se non altro per mancanza di alternative. Anche conducendoci nel baratro.