In attesa della storia, proviamo con la cronaca. Ovviamente, senza sconti per il presidente che fin dalla prima metá del suo mandato é riuscito a raggiungere il piú basso livello di consenso mai raggiunto da nessun altro inquilino dell’Eliseo nella Quinta Repubblica. Un presidente eletto per default, piú per disaffezione e ostilitá allo sfidante Sarkozy che per adesione al candidato socialista. Difficile trovare note positive in un quinquiennato che sará ricordato piú per la disinvolta uscita in scooter dall’Eliseo per portare le brioches alla fidanzata/attrice Julie Gayet che per la gestione dell’economia, delle finanze pubbliche, delle finanze. Riforme abortite o accantonate, problemi messi sotto il tappeto come la polvere, promesse largamente disattese. Il “budino” come é stato definito con sarcasmo, ha insomma scontentato tutti e fino a poche settimane prima del voto si dava per scontato che avrebbe “regalato” la Francia alla destra, o addirittura all’estrema destra del Front National..
Eppure…Eppure si dimenticano alcune cose non ti poco conto. In primo luogo, la situazione della Francia che Hollande ha eredito dalla presidenza Sarkozy : debito pubblico fuori controllo, riforme rinviate, la piú spaventosa crisi economica e finanziaria mondiale dal 1929, il che ha attenuato anche le responsabilitá di Sarkozy. In secondo luogo, la devastante offensiva del terrorismo, che ha colpito la Francia piú di ogni altro Paese europeo, e che ha messo a durissima prova la tenuta dello Stato e la capacitá di reazione della politica, degli apparati, del governo, dell’Eliseo. A questo proposito, non c’è dubbio che Hollande sia stato all’altezza del compito. In terzo luogo, la frattura nella sinistra e nel partito socialista, in sintesi, la “fronda” politica e sindacale che ha sistematicamente ostacolato qualsiasi tentativo di riforme in senso liberale e che inevitabilmente si troverá anche sulla strada di Macron.
Con queste attenuanti generiche, Hollande si é trovato ad affrontare il dilemma (e l’ambizione) della rielezione, seconda tradizione e logica che vedono il presidente uscente in corsa per un nuovo mandato. in questo ambito, credo che il presidente abbia dato il meglio di sé, ovviamente in senso politico. Da perfetto allievo di Mitterrand e studioso di Machiavelli, ha immediatamente compreso che la sua rielezione era problematica, per non dire senza speranze. Nello stesso tempo, si era dovuto misurare con le ambizioni e le rivalità di vari esponenti socialisti che pretendevano le primarie del partito. Infine era ben chiaro che nel centro destra maturavano le probabilitá di successo di François Fillon e – fino alle primarie – di Alain Juppé, candidature che avrebbero portato la destra all’Eliseo. La Francia, delusa e arrabbiata, voleva l’alternanza. Se si osservano i risultati delle elezioni, il partito socialista risulterá ai minimi storici.
E’ in questo quadro che Hollande ha elaborato una strategia rivelatasi alla fine vincente. Si è ritirato dalla corsa, ha lasciato che esplodessero le rivalitá fra leader socialisti, ha rotto clamorosamente con il suo primo ministro Manuel Valls, a sua volta candidatosi alle primarie, e ha estratto dal cilindro la candidatura di Emmanuel Macron, il finto traditore, in realtá il vero delfino, peraltro giá di suo ambiziosamente deciso a tentare la conquista dell’Eliseo. Come dimenticare la scelta di Macron per la segreteria dell’Eliseo e come ministro dell’economia al posto del radicale Montebourg?
Macron ha fondato dal nulla il suo movimento, ha raccolto in poco tempo fondi sufficienti per lanciare la campagna (una raccolta così capillare e proficua si cui si interrogano non pochi media francesi) ed é salito nei sondaggi, contemporaneamente all’ascesa – reale e presunta – del Front National, da sempre spina nel fianco della destra moderata. Fin dai tempi di Mitterrand si diceva infatti che il sistema maggioritario favorisce la sinistra quanto piú é in ascesa il Front, in quanto sensibilizza gli elettori a un voto responsabile e “repubblicano”, sempre che il candidato socialista sia in posizione di vantaggio.
E’ possibile che se Alain Juppé avesse vinto le primarie avremmo scritto un’altra storia. Ma le primarie del centro destra sono state vinte da François Fillon, dopo che scandali e rivelazioni avevano azzoppato il rientro in corsa di Sarkozy. Pare che lo stesso Fillon, pur di liberarsi di Sarkozy, avesse in passato chiesto un aiutino in ambienti dell’Eliseo….
Subito dopo le primarie, Fillon appariva come il grande favorito. MA ecco esplodere lo scandalo Penelope, la moglie di Fillon che percepiva lo stipendio di assistente parlamentare senza avere mai lavorato. FIllon ha ritenuto le rivelazioni del Canard Enchaine frutto di in complotto ordito dall’Eliseo e si prepara a rincarare la dose con un’azione giudiziaria e forse con un memoriale. Il problema è che le accuse si sono rivelate autentiche e che la questione su cui interrogarsi é casomai un’altra. Perché lo scandalo sia esploso dopo le primarie e non prima?
La concatenazione degli eventi é tutta da interpretare. Ma il risultato é sotto gli occhi di tutti. Ascesa di Macron nei sondaggi, ascesa di Melenchon che drena l’elettorato di Marine, scandalo Fillon, implosione del partito socialista, scelta di campo di gran parte dell’establishment a favore di Macron, da Le Monde a Le Point, dai piú noti guru della cultura e dell’economia. La sinistra riformista, politicamente corretta, bobo e parigina, ha vinto. Hollande lascia l’Eliseo, non umiliato. La “gauche” dei salotti ringrazia.