Elezioni, ovvero paure americane e paure europee, ovvero le paure dell’Occidente, dell’area piú ricca, piú progredita, piú libera e democratica del pianeta. E’ grottesco e drammatico che sia anche l’area che piú avverte l’angoscia del futuro, l’incertezza del presente, la nostalgia di un malinteso passato. La speranza, la spiritualitá, il senso del destino, la filosofia dell’esistenza sembrano appartenere ad altri emisferi, di sicuro a continenti meno progrediti e piú complicati, certamente non paralizzati dalla paura di non farcela.
E’ vero che la crisi degli ultimi anni ha fatto molte vittime, ma é anche vero che mai come oggi l’occidente gode del progresso raggiunto in termini di salute, garanzie sociali, speranze di vita, vacanze, consumi, redditi, uso di tecnologie. Si preferisce osservare il contingente e non vedere l’epoca in cui viviamo. Logico che la percezione sia quella della catastrofe dell’Occidente : economica, umanitaria, ecologica, militare, culturale, identitaria.
La paura domina la politica americana ed europea. A destra,Trump, Marine Le Pen, Salvini, Orban. A sinistra, Corbyl, Tsipras, Podemos. Non saprei dove collocare Grillo, che cavalca destra e sinistra. In sintesi, i leader di destra trovano consensi sulla paura dell’immigrazione/invasione, dell’altro, del diverso, del terrorismo e prospettano un progetto chiuso, in termini di confini e valori nazionali. I leader della nuova sinistra cavalcano la paura della grande finanza, delle banche, dell’austeritá che produce disoccupati e decadimento delle classi medie e immaginano un socialismo ecologico un po’ naif, in cui i diritti prevalgono sempre comunque sui doveri.
Mi pare di risentire le parole di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani, di rivedere le loro contrapposte visioni del mondo e della societá. Pur nel rispetto dell’altissimo valore intellettuale, penso che abbiano avuto e abbiano ancora torto entrambi. (Anche se continuo a preferire di avere torto con Tiziano che ragione con Oriana).
C’é in tutto ciò molto poco di propositivo e molto di difensivo. Si tratta delle due facce del populismo, che però non deve essere inteso in modo intellettualmente negativo, dato che fino a prova contraria esprime sentimenti paure condivise. Da entrambi i fronti, il principale bersaglio sono la classe dirigente, il faticoso riformismo moderato e democratico, i partiti di piú solida tradizione, i ritmi lenti e spesso incomprensiibili della democrazia parlamentare, nazionale ed europea. Se a ciò si aggiunge un’Europa diretta dalla burocrazia, dai tecnocrati, dal sistema bancario, da regole che piegano e umiliano la politica e il coraggio della politica, allora davvero non c’é via d’uscita. la malattia dell’occidente é profonda, il rischio implosione davanti a noi. E i vari Trump hanno giá acceso la miccia.