Da quando è salito al potere, due argomenti rendono famoso il dittatore nord coreano : la gestione spietata del suo regno di fame e sangue e la follia di gesti, proclami, comportamenti, dettati dalla presunzione di essere glorificato in un Paese invincibile. Sono argomenti che accompagnavano anche l’epoca di suo padre. Benchè le notizie dalla Nord Corea quasi impenetrabile siano scarse e spesso strumentalizzate da quanti hanno interesse al crollo del regime, ci sono pochi dubbi sul carattere « particolare » di Kim. Il controverso e non ancora finalizzato accordo con l’amministrazione americana sul controllo e la futura eliminazione delle armi nucleari ha tuttavia aperto uno scenario del tutto nuovo e sicuramente meno caricaturale.
Spietato si, ma non pazzo, il nostro Kim, il quale ha invece dato prova di straordinaria astuzia diplomatica, giocando su più tavoli le poche carte che aveva in mano. Ha abilmente accettato e sfruttato la corte di Tramp, ossia il bisogno vitale del presidente americano di portare a casa un risultato storico, alla faccia delle critiche in patria e delle inquietudini che suscita, anche sul piano militare, il suo slogan « America first ». Kim ha poi volentieri ceduto, o fatto finta di cedere, alle pressioni dei suoi tutori/protettori a Pechino. La Cina si è inserita nella mediazione :non poteva naturarlmente lasciare campo libero agli Usa, non solo per prestigio e interesse strategico, ma soprattutto perchè il futuro sviluppo della penisola coreana fa gola a tutti.
E qui interviene la parte più interessante e se volete più nobile del gioco di Kim: la normalizzazione dei rapporti con la Corea del Sud, a sua volta vitalmente protesa a spegnere le minacce nucleari ai suoi confini e ad essere il primo patner nella ricostruzione del Nord, sfruttando il suo immenso potenziale industriale e tecnologico. Una partita della pace e del commercio cui guarda con estremo interesse anche il Giappone.
Quanto sia affidabile Kim lo potranno dire il tempo, anche perchè nel frattempo bisogna continuare a chiedersi quanto sia affidabile Trump e quanto il presidente americano voglia alzare il prezzo dell’attuale drammatica sfida commerciale con la Cina. Ma intanto una cosa è certa. Se di follia si tratta essa è piuttosto lucida.