Le elezioni presidenziali francesi si tengono il maggio prossimo, ma già alla fine di novembre si potrebbe conoscere il nome del prossimo inquilino dell’Eliseo. Sondaggi e tendenze dell’elettorato ci hanno abituato a colpi di scena e clamorose smentite – vedi alla voce Trump – oltre al fatto che situazioni e fatti di cronaca improvvisi e immediatamente mediatizzati possono modificare l’umore dell’opinione pubblica. Tuttavia, la probabilità che si sappia a novembre il possibile vincitore è abbastanza alta, naturalmente se le primarie del centro destra, in programma le prossime due domeniche, rispetteranno le previsioni della vigilia. Vediamo perché.

La rosa dei contendenti, dagli iniziali sette in lizza, si é ormai ridotta a tre “campioni” della destra : Nicolas Sarkozy, il presidente del partito gaullista – Les Républicains – , Alain Juppé, ex premier e sindaco di Bordeaux e l’ex premier François Fillon.

L’ex presidente della Repubblica, Sarkozy, otterrebbe la maggioranza dei voti dei militanti, sia perché controlla la macchina del partito sia perché il suo discorso, molto imperniato su valori identitari e nazionali, fa presa sullo zoccolo duro del popolo gaullista. Ma attenzione: le primarie sono aperte a tutto l’elettorato di centro destra, e come avviene ad esempio in Italia, é sufficiente un modesto contributo e una generica adesione ai valori dei Republicains per partecipare al voto.  Per questo, la consultazione allargata favorisce nettamente Alain Juppé, il quale raccoglie,  oltre al favore di una larga parte del partito, consensi nell’opinione pubblica moderata, fra i centristi e cattolici del Modem e fra i riformisti del centro sinistra delusi dalla politica di Hollande e del partito socialista.

Giochi fatti? Non ancora, poiché nelle ultime settimane si é prepotentemente inserito nella partita François Fillon, soprattutto a spese di Juppé.

Il sindaco di Bordeaux, per quanto la sua statura presidenziale sia riconosciuta anche a sinistra, per competenza e onestá, appare comunque logorato dalla lunga permanenza nelle stanze del potere. Fillon appare piú fresco e brillante, anche perché piú giovane e ha corso di meno. Sul piano politico, Fillon e Juppé si sovrappongono, rappresentando entrambi un progetto di destra moderata e popolare, attenta ai valori dell’Europa e della tradizione gaullista. Entrambi accentuano la necessità di profonde riforme, in particolare in economia e nella macchina dello Stato.

Ma appunto potrebbero finire per farsi male a vicenda, a tutto vantaggio di Sarkozy, il quale ha giocato tutta la personale partita della rivincita contro Hollande rilanciando le tematiche a lui piú congeniali : sicurezza, confrollo delle frontiere, identità nazionale, controllo dell’immigrazione. L’ex presidente ha in buona sostanza inseguito Marine Le Pen sullo stesso terreno del Front National, sperando di recuperare parte di quell’elettorato popolare che ha abbandonato sia la destra, sia la sinistra.

Il gioco di Sarkozy é abbastanza spericolato e rischioso, soprattutto dopo la vittoria di Trump che ha sostanzialmente sdoganato Marine Le Pen. Il Front National è giá da tempo il primo partito di Francia e dopo gli episodi di terrorismo e le ondate migratorie ha il vento in poppa. Perché i francesi dovrebbero preferire la copia all’originale?

La fine del bipartitismo francese ha ormai aperto la via a una competizione tripolare che oggi vede quasi con certezza Marine Le Pen finalista al secondo turno delle presidenziali e la probabile eliminazione di Hollande (o di altri candidati socialisti di rimpiazzo) al primo turno. MA Marine Le Pen, per quanto in ascesa, non può contare nè su alleanze di comodo nè su riserve di voti, casomai su un leggero recupero dell’astensione. Tutto, o quasi tutto, dipenderá quindi da chi sará lo sfidante.

Se la destra dovesse lacerarsi, come giá sta facendo, persino Hollande avrebbe qualche margine di recupero, soprattutto se dalla “primarie” uscisse il miglior avversario dell’attuale presidente : Nicolas Sarkozy, malvisto dal centro e talmente avversato dall’elettorato di sinistra che contro di lui potrebbe riuscire a ricompattarsi. E’ ovviamente questo lo scenario auspicato da Hollande.

Se invece dai due turni delle primarie dovesse emergere la candidatura di Juppè, allora sarebbe ragionevole considerarlo fin d’ora il prossimo presidente della Repubblica, essendo tutte le circostanze e tutte le variabili riunite in questa prospettiva.

E’ questa, naturalmente, anche la prospettiva che oggi piú piace alla maggioranza dei francesi e nelle capitali europee ancora scosse dal ciclone Trump. Nessuno si nasconde quali sarebbero le prospettive per l’Europa in caso di vittoria di Marine Le Pen.

Molto dipenderá dal numero dei partecipanti alle “primarie”. Sarkozy ha tutto l’interesse a una partecipazione bassa e ristretta il piú possibile al perimetro del partito. Juppé auspica una partecipazione allargata all’opinione pubblica moderata e riformista che lo proietti all’Eliseo.