Nel dramma della nave Diciotti ciò che deprime oltre le posizioni di Salvini (non lo chiamo ministro degli interni e tantomeno ministro della Repubblica. Troppo onore per chi dovrebbe rappresentare tutti) è la mancanza di una reazione unanime e collettiva, senza se e senza ma. Invece sentiamo una cacofonia di posizioni, di chiacchiere da bar, di insulti questi si bipartisan, di strumentalizzazioni politiche, di insopportabili distinguo. Una parte condanna e una parte applaude, una parte vuole indebolire il governo e una parte insulta chi condanna.
Qui non si tratta di mettere in discussione le politiche d’immigrazione o di alzare la voce in Europa (argomenti su cui si può anche essere d’accordo con il governo e comunque dibatterne), ma di respingere un atteggiamento disumano, che copre di vergogna e di ridicolo il nostro Paese. Parliamo di 150 disperati sequestrati e affamati sotto gli occhi del mondo che osserva un Paese la cui civiltà e cultura è il frutto di secoli di accoglienza, immigrazione, emigrazione e integrazione fra popoli e culture. Senza peraltro ottenere nulla, perché i primi a non dare retta a Salvini sono proprio i suoi presunti alleati in Europa, i leader populisti e xenofobi che di accoglienza non vogliono nemmeno sentir parlare.
Stupiscono anche le prudenze istituzionali e i dibattiti a più voci sui giornali e nelle televisioni. Come se, di fronte a un episodio grave di antisemitismo, qualcuno avesse il diritto di dire che tutto sommato Hitler qualche ragione l’aveva. Lo possiamo premettere perché si tratta di donne, bambini e rifugiati neri?
Forse la solidarietà è merce rara, ma almeno l’indignazione.
Se non c’è nemmeno questa il capolavoro culturale e mediatico di Salvini si sta compiendo. É il cammino verso il baratro.
Diceva Churchill: date a un idiota un briciolo di potere e ne farete un dittatore.
l problema è che Salvini non è idiota. É senza cuore.