Islam, immigrazione, terrorismo : tre poli di un triangolo francese che dovrebbero restare distanti, o almeno definiti, si mescolano nell’emotività che segue un attentato e in analisi che confondono cause con effetti. Si avverte – in Francia e nelle opinioni pubbliche che osservano le vicende francesi – una pericolosa oscillazione fra ostilitá sommaria nei confronti di milioni di indiividui che in Francia vivono da generazioni e altrettanto sommaria comprensione che sconfina nella giustificazione socioculturale. Il risultato é di rafforzare steoreotipi ad uso dello scontro politico e campagne elettorali e di offrire scarsi contributi a contromisure efficaci.
Un dato é costante negli episodi di terrorismo che hanno sconvolto la Francia e il Belgio, fino alla carneficina di Nizza. Ossia la biografia di un attentatore di origini straniere (in questo caso tunisine) residente in Francia, con piccoli precedenti penali, non segnalato all’antiterrorismo, con un adesione all’Islam radicale improvvisata. Biografie cosí rendono complicata l’azione dell’intelligence, poiché non si tratta solo di fermare potenziali terroristi, bensí di prosciugare l’area di complicitá, omertá, proselitismo che nasconde e protegge il terrorista.
In questo quadro, le periferie di Nizza e del Midi non sono diverse dalla periferie di Parigi, anche se meno osservate. Si tratta di ghetti in cui la maggioranza della popolazione ha origini straniere, dove la disoccupazione giovanile é altissima e il senso di marginalitá ed esclusione sconfina nell’antagonismo culturale e criminoso nei confronti di valori e leggi della Repubblica francese. Sono decine di migliaia i giovani che vivono in queste condizioni. E’ cosi che si formano le bande di quartiere, le baby gangs che avevano spinto alcuni sindaci della Costa Azzurra a imporre il coprifuoco notturno, la criminalitá organizzata che funesta con scippi, traffici di ogni genere e rapine spettacolari il grande businnes del turismo, delle seconde case e delle residenze per anziani. Soltanto una minoranza fa un ulteriore passo, abbracciando – talvolta nelle carceri – l’Islam radicale in una sorta di nichilismo generazionale che in qualche modo dá un senso all’azione crudele e disperata, all’arruolamento nelle file del Califfato, alla sottomissione dei fratelli minori, dei compagni di scuola o di strada piú giovani.
Può essere salutare un messaggio piú alto e incisivo da parte delle autorità religiose, ma é improbabile che le parole ricuciano legami spezzati con le famiglie d’origine e con la stessa comunitá religiosa e di quartiere.
Se é vero, parafrasando il conflitto arabo israeliano, che la stragrande maggioranza dei musulmani di Francia non hanno nulla a che vedere con il terrrorismo, é anche vero che i terroristi escono da queste periferie e da queste comunitá : la bonifica non può che avvenire al loro interno, sia pure con il supporto di coraggiose politiche economiche e urbanistiche da parte dello Stato.
Questi percorsi terroristici sono alimentati anche dall’esterno, cioé dall’opera cinica e capillare di predicatori e inflitrati che si sono giovati di finanziamenti esterni e hanno fatto leva su errori e ambiguità della politica estera francese : dall’intervento in Libia, alla presenza militare nelle ex colonie, agli affari con le monarchie del Golfo.
Il disegno di destabilizzare la Francia – e con essa l’Europa – é evidente, ma resta oscuro nella rete degli esecutori : talvolta commando addestrati, talvolta lupi solidari. Ma molto si riconduce a una specifica frattura della societá francese che é economica, culturale, storica e urbanistica prima che religiosa.
In Francia, non sono consentite statistiche su basi religiose o etniche, in ossequio ai principi della patria dei diritti dell’uomo ferocemente calpestati l’altra notte a Nizza. Tuttavia, alcune indagini risultano attendibili. Si calcola che i residenti e gli immigrati di orgine straniera siano circa sette milioni. I musulmani sarebbero circa quattro milioni, ma meno della metà risulta praticante e frequentatore abituale dei luoghi di culto, che tuttavia sono quasi raddoppiati negli ultimi quindici anni. Il fenomeno del radicalismo é molto piú recente e potrebbe contare su circa ventimila simpatizzanti. Non molti in termini assoluti, ma abbastanza per condurre una guerra asimmetrica e mettere in ginocchio un Paese.

pubblicato da Corriere della Sera