Quel “facciamo come la Francia”, lanciato da Luigi Di Maio per difendere la manovra del governo e lo sforamento del deficit, è stato ritenuto improponibile per le dimensioni del nostro debito, il secondo della zona euro, dopo la Grecia. La polemica sull’azzardo delle intenzioni non ha però favorito una riflessione più approfondita sull’effettivo stato di salute dei nostri vicini che pure si possono permettere correzioni a noi proibite.
Proprio in questi giorni, è scattato l’allarme rosso sulla fatidica soglia del cento per cento del PIB, cui mancano pochi decimali. Fatidica e niente affatto simbolica se si considerano dati e tendenze. Il debito francese è esploso a partire dalla presidenza Sarkozy ed è continuato a crescere. Il divario con la Germania, primo partner commerciale, è di quaranta punti e rischia di aumentare, dato che il debito tedesco diminuirà in misura maggiore rispetto a quello francese. Con un deficit previsto per il 2018 al 2,8 del PIB, la Francia non fa certo la figura dell’allievo modello, superando sia la Spagna, sia l’Italia, e rimanendo lontana dalla diminuzione complessiva della zona euro.
Al di là delle cifre, sono alcune voci e cause a sollevare nubi sul futuro. Le riforme annunciate sono avviate a rilento e per ora con scarsi risultati sui conti : sanità, pensioni, assistenza, funzione pubblica, per citare i principali nodi ancora da sciogliere. Le sole ferrovie, al centro di un pesante scontro sociale, hanno accumulato un passivo di 35 miliardi.
Sul piano politico, la situazione non è meno complicata. Macron, in caduta di consensi, non sfugge alla maledizione dell’Eliseo, vedere evaporare gli entusiasmi della prima ora. Con le dimissioni dei ministri dell’ecologia e degli interni, il governo ha perso pezzi importanti e la maggioranza è entrata in fibrillazione. Inoltre, in vista delle elezioni europee, Macron – “presidente dei ricchi”, secondo una parte della critica – si è visto costretto a misure sociali naturalmente costose. La pressione fiscale resta elevata e i margini di manovra ridottissimi.
Il quadro, visto dall’Italia, può apparire dunque consolatorio. Ma “fare come la Francia” resta una pericolosa illusione. A parte la Storia, il ruolo di potenza nucleare e il rapporto indissolubile con la Germania, Parigi può vantare stabilità politica, coesione dello Stato, maggiore influenza nei corridoi dell’UE e credibilità sui mercati. Può non piacere, ma non saranno dispetti e polemiche a cambiare le cose.