Da tempo, la Puglia raccoglie crescente successo di pubblico e critica. Il National Geografic l’ha collocata fra le regioni più belle del mondo. I visitatori, anche stranieri, aumentano stagione dopo stagione. È meta prediletta di star internazionali che qui hanno celebrato anniversari e matrimoni da favola. Sarebbe il momento di un forte salto di qualità dell’offerta, sia per migliorare infrastrutture e servizi, sia per trasformare ricchezza e flussi “mordi e fuggi” in industria turistica, a tutto vantaggio del Pil e dell’occupazione giovanile. Tanto più che molti dei tesori pugliesi sono ancora poco conosciuti e valorizzati. Giustamente si discute di Puglia o di Puglie, per l’estrema diversità del territorio e la varietà culturale e architettonica ancora trascurata dai circuiti più pubblicizzati.

È per questo di grande interesse, oltre che di piacevole lettura, il lavoro di Enrica Simonetti, scrittrice e responsabile delle pagine culturali de La Gazzetta del Mezzogiorno, in collaborazione con il fotografo Nicola Amato. “Puglia, viaggio nel colore” (Adda Editore) condensa l’efficacia di una guida colta alla scoperta della regione con la carica emozionale di bellissime fotografie e di profonde descrizioni che le accompagnano.

I colori della Puglia sono titoli di altrettante sezioni in cui è il colore il tratto distintivo delle cose raccontate. Ecco il “blu” unico del mare e del cielo che diventa il blu degli affreschi della Cattedrale di Santa Caterina a Galatina e continua, in tante gradazioni, sulle finestre delle masserie o fa da contorno a maestose cattedrali e fortezze. Sembra di afferrare l’”oriental zaffiro” di cui parlava Dante, l’azzurro intenso di una terra protesa verso Oriente, su cui si sono sovrapposte nei secoli leggende, miti, spedizioni militari, crociate.

C’è poi il “verde Murgia”, il tratto più distintivo, il verde delle distese di ulivi, pare quaranta milioni di piante, molte secolari, con le foglie che cangiano a seconda dell’ora del giorno e quei tronchi che assumono forme inquietanti, mitologiche, umane, a seconda di come il vento li abbia piegati o la crescita cambiati. Enrica Simonetti ci accompagna in questo verde smisurato, giocando con le tradizioni millenarie e le origini mitologiche delle coltivazioni, ricordandoci anche questo verde minacciato dalla piaga della Xylella, il batterio killer al centro di furiose e inconcludenti polemiche e inconfessabili speculazioni.

Il “bianco calce” non è un fondale neutro, ma un colore forte, vivo, che esalta tutti gli altri. È il bianco delle masserie, dei trulli, delle città fortificate, di chiese e campanili, di rocce a picco sul mare.  Un bianco accecante, che si scorge da lontano anche di notte. Infine il “rosso fuoco” che accende i tramonti, i campi di papaveri, le facciate color del vino, le processioni e le danze popolari, i fuochi d’artificio che celebrano santi e patroni nelle feste d’estate. Rosso è anche il colore del sangue, di tragedie e sofferenze, dei campi di pomodoro dai cui sono fuggiti i contadini pugliesi e dove oggi lavorano gli schiavi del Terzo Millennio. Con la pelle nera e il colore della vergogna.

L’articolo è stato pubblicato il 29 agosto sul Corriere della sera con  il titolo “L’anima di Puglia nei colori che la dipingono”