Macron contro Marine. L’ex banchiere Rotschild, prestato alla politica, europeista, con simpatie socioliberali, contro la leader incontrastata del Front National, il cui obiettivo dichiarato è portare la Francia fuori dall’Europa, dall’euro e dalla Nato. Secondo l’ultimo sondaggio, a un mese dal primo turno dello scrutinio per l’Eliseo, la battaglia si ridurebbe alla guerra delle due M.  Marine Le Pen e Emmanuel Macron sono al 25/26 per cento delle intenzioni di voto, quasi a pari merito. Molto distanziato François Fillon, il leader del centro destra, ormai in caduta libera (17 per cento delle intenzioni di voto) dopo lo scandalo dell’impiego fasullo della moglie Penelope, dei vestiti pagati dagli amici, dei prestiti ottenuti non si sa bene in cambio di che cosa. L’immagine di Fillon è deteriorata, un classico predicare bene e razzolare male, la tempesta perfetta per dare fiato all’antipolitica, al bisogno di facce nuove, all’implosione dei partiti politici. Fra il leader che sognava di prendere l’eredità di de Gaulle e un personaggio di Totó, travestito da presidente, il passo é breve.

Ed è questa la novita più importante della guerra delle due M. Macron e Marine sono a capo di movimenti di opinione, esprimono bisogni e attese della società francese che sono trasversali alle classi sociali, alle categorie di destra e di sinistra, ai partiti, alle simpatie e agli interessi personali. Il Front National pesca voti nella Francia che soffre, nell’elettorato che un tempo votava socialista e comunista, fra i giovani senza lavoro, nella piccola borghesia decaduta e spaventata dalle ondate migratorie, nel generale bisogno di sicurezza, nella paura del terrorismo. Il movimento En Marche di Macron, costruito a tavolino, ma con un attenta analisi della societâ di oggi, pesca nell’area socialista e riformista delusa, nella tradizione gaullista e patriottica che non ha più riferimenti, nei giovani tecnologici e laureati ma senza prospettive, nel grande sconvolgimento sociale ed economico provocato dalla globalizzazione e dalla crisi politica ed economica dell’Europa.

Diverse sono ovviamente le soluzioni. Non a caso, entrambi i contendenti parlano di Europa. Per distruggerla o per rilanciarla su basi nuove, comunque concordi nella diagnosi di ció che non funziona. La Francia di Marine Le Pen rievoca l’America di Trump. L’idea di un Paese autarchico, protezionista, che pratica la preferenza nazionale, controlla le frontiere, caccia clandestini. La Francia di Macron resta una società aperta ed europea, che ritrova con coraggio e convinzione valori della tradizione nazionale, soprattutto in campo scientifico e culturale.

Le due proposte sono alternative, opposte, ma non ripropongono una classica alternanza fra destra e sinistra, benchè sia evidente il marchio di fabbrica originario. Questo è il punto ed è questa la ragione del successo che è frutto della modernità, della scomposizione sociale, dei nuovi bisogni, del nuovo modo di comunicare e delle nuove paure del nostro tempo, della nuova mobilità e quindi dell’elaborazione di nuovi diritti.

Ci sono alcuni dati che valgono per tutto il mondo di oggi, non solo per la Francia.

Proprio in Francia, il 65 per cento dei bambini nasceranno quest’anno fuori dal matrimonio classico. Tre miliardi di persone usano internet nel mondo. La ricchezza si produce nelle grandi metropoli.  La popolazione mondiale (e francese) cresce piú per l’allungamento della vita che non all’aumento delle nascite. Si tratta di fenomeni rivoluzionari velocissimi, che modificano ogni giorno il nostro modo di vivere, di pensare, di comunicare. I corpi intermedi, le rappresentanze, le istituzioni hanno sempre meno peso e valore. La democrazia rischia di essere plebiscitaria o populista, referendaria o autoritaria. Vince chi lo ha capito prima degli altri.

Marine Le Pen pensa che la soluzione sia in buona sostanza la politica dello struzzo, la confortante chiusura al mondo esterno, cosi come i suoi emuli in Europa e nel mondo pensano che le soluzioni si trovino al di quà del muro che costruiscono. Ma così la società si condanna provvisoriamente all’autoritarismo e nel tempo all’estinzione. La sinistra tradizionale pensa che la soluzione sia ancora nello Stato provvidenza, nell’intervento pubblico, con scarsa propensione all’adattamento. La destra classica, vedi programma Fillon, pensa al contrario che la soluzione sia nella riduzione dello Stato sociale, nel taglio di diritti vecchi e nuovi.

Macron prova almeno a raccogliere la sfida della solidarietà per i più deboli e dei nuovi diritti di tutti,combinata alla sfida del rilancio economico.

Non é detto che ci riesca e nemmeno che sia fino in fondo credibile. Ma – e’ questo il solo vantaggio su Marine – i francesi lo ritengono in misura maggiore piú adatto all’Eliseo.