Bombe sulla #Libia e ambiguitá francesi
Fra qualche mese, dopo i bombardamenti americani su Sirte e le aree controllate dal Califfato, vedremo i risultati raggiunti. Gli obiettivi, ammesso che siano univoci e concordati, sono diversi : estirpare quanto piú possibile le bande di guerriglieri islamici, rafforzare il governo unitario di Serraj (riconosciuto dalle Nazioni Unite), avviare la ricostruzione del Paese, che si significa anche ricostruire un esercito, un’amministrazione, un corpo di polizia, che abbia anche un occhio “di riguardo” sui trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo.
Le bombe non sono mai la soluzione, poiché aumentano distruzioni e rivalse di ogni genere, perdite di civili, rischi di vendette interne ed esterne, quindi di nuovi attacchi terroristici. Ma nella situazione della Libia di oggi – come del resto nelle aree del Califfato in Siria e Iraq – non si vede quale altra strategia sia possibile adottare per impedire il disfacimento completo degli Stati interessati e il conseguente controllo completo della “Spectre islamica”.
Detto questo, bisogna però evitare il solito tragico balletto di ambiguitá e sotterfugi che rischierebbero di agggiungere ai danni collaterali dei bombardamenti (sempre da mettere in conto) rimedi alla lunga peggiori del male. Come si é visto dopo le avventure in Iraq e proprio in Libia.
Le domande da porsi, o meglio le domande cui i governi e l’Europa dovrebbero rispondere sono le seguenti :
1) fino a che punto l’operazione americana é condivisa da tutti gli alleati Nato, o almeno (per non citare la Turchia di oggi) dagli alleati europei?
2) perché la Francia, che pure ha appoggiato il tentativo di Serraj, mantiene relazioni strette con la fazione dissidente del generale Haftar a Tobruk?
3) L’Italia, diplomaticamente e politicamente in sintonia con le decisioni Usa, si limita a offrire le basi di Sigonella, che è poi un nostro tradizionale vizio di “esserci senza apparire” (pagandone lo stesso lo conseguenze)
4) Si va verso una tripartizione della Libia, come in parte auspicano molti attori esterni interessati soltanto agli affari e alle risorse del Paese o si fará di tutto per mantenere uno Stato unitario?
5) Come sempre il silenzio europeo é assordante. Ma questa non é una domanda, né una novitá.