Questa notte, ho perso un grande amico e un grande collega con cui ho condiviso momenti di bellissimo giornalismo sul campo, dal Medio Oriente ai Balcani, dall’Asia all’Africa, dagli anni di Piombo all’Italia delle mafie. Se ne è andato, come voleva il suo destino, nella sua Belgrado, dove ancora inseguiva quelle verità sepolte dalla Storia e dall’indifferenza. Raramente ho conosciuto una persona tanto generosa, tanto cameratesca, mai meschino nelle ovvie rivalità del nostro mestiere. In tanti anni abbiamo condiviso stanze d’albergo, auto di servizio, interpreti, pericoli, sfide. Non ho mai visto Beppe cedere alla paura o alla presunzione, nonostante i suoi scoop e i suoi importanti reportage. E tutti noi compagni di quegli anni gli abbiamo invidiato un’intervista rimasta famosa e unica, quella a Milosevic. Bel colpo Zac! Ci eravamo visti l’ultima volta qualche mese fa, in un convegno a Parma, sulle guerre balcaniche. Era stanco e si vedeva. Ma sempre straordinariamente ironico e sferzante. Per lui la vita era una cosa troppo importante per essere presa sul serio. La sua é stata vissuta fino all’ultimo di corsa, con una sigaretta o un sigaro in bocca. Non ti dimenticheremo caro Beppe e spero che queste parole giungano a tutte le persone e ai colleghi che ti hanno conosciuto e voluto bene.

ANSAmed

BELGRADO, 12 APR – Il giornalista Giuseppe Zaccaria, per trent’anni inviato nei Balcani per il quotidiano La Stampa, è morto oggi in un ospedale di Belgrado dove era ricoverato in gravi condizioni da alcune settimane. Nato a Bari il 18 novembre 1950 e laureato in giurisprudenza, Zaccaria aveva seguito dal di dentro i drammatici conflitti che portarono alla dissoluzione della ex Jugoslavia e alla caduta di Slobodan Milosevic, da lui intervistato in esclusiva dopo la sua uscita di scena. Fu il primo giornalista europeo a descrivere gli orrori dello ‘stupro etnico’ e nel 1993 vinse il Premio Hemingway ‘per aver svelato all’Italia e al mondo intero i drammi che si stavano compiendo a un passo dalle nostre frontiere’, come detto nella motivazione del riconoscimento. Grande conoscitore dei Balcani, Zaccaria era stato anche a Bucarest durante i giorni drammatici della caduta di Nicolae Ceausescu nel dicembre 1989, in Ungheria, Bulgaria, nell’allora Cecoslovacchia, in Polonia dopo la caduta del Muro di Berlino, a Gerusalemme nelle fasi critiche dell’Intifada, a Baghdad durante la Guerra del Golfo e poi per la caduta di Saddam Hussein. Seguì anche la crisi di Timor est. Nel 2000 gli fu assegnato in Italia il Premio Saint Vincent del Presidente della Repubblica. Scrisse alcuni libri, fra i quali ‘Noi criminali di guerra, storie vere dalla ex Jugoslavia’ (1994, ed. Baldini e Castoldi, Milano), utilizzato tra l’altro dai giudici del Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi), e ‘La strega rossa’ su Mirjana Markovic, moglie di Slobodan Milosevic (2005). Negli anni scorsi fu tra l’altro addetto stampa per Fiat Serbia, mentre fino all’ultimo, prima della malattia, aveva scritto per il sito italiano Ytali. (ANSAmed)

Ci ha lasciato il giornalista Giuseppe Zaccaria, per molti anni inviato de La Stampa nei Balcani. Segui’ con straordinaria penetrazione la dissoluzione della Jugoslavia. Fu il primo a svelare al mondo gli orrori delle pulizie etniche, degli stupri delle donne bosniache e dei tanti orrori delle guerre balcaniche. E ha continuato per anni a seguire la regione e le sue dinamiche.  Chiunque volesse comprendere i Balcani sapeva di ritrovare nelle analisi, nei reportage, nei libri di Zaccaria una conoscenza che non aveva pari. Il giornalismo
perde un grande professionista e i Balcani un amico sincero. Lo ricordo con nostalgia e gratitudine
Cosi Piero Fassino ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del giornalista Giuseppe Zaccaria